La discesa nell’Ade di Luca Tarenzi.

Con “Orfeo – musica e tenebre”, Luca Tarenzi continua la sua trilogia dedicata a una delle storie più tragiche e affascinanti della mitologia greca: quella di Orfeo e della sua Euridice.

Trama: Orfeo compie la sua discesa nelle tenebre alla ricerca di Euridice, superando tutti gli ostacoli e arrivando fino al Signore dei Morti, che gli concede di riportarla sulla Terra a patto che Orfeo stesso non si volti mai a guardarla finché non saranno tornati nel mondo dei vivi. Ma durante la risalita (che si rivela una battaglia continua) il giovane arriva a comprendere la vita innaturale a cui costringerà la sua amata nel farla tornare tra i vivi. Decide dunque di lasciarla andare, pur senza abbandonare l’ossessione di ricongiungersi a lei in qualche modo. Nel suo viaggio negli Inferi, inoltre, scopre che gli dei non sono altro che anime umane mai passate oltre, e divenute talmente potenti da proclamarsi padroni del destino degli uomini. Contro questa tirannia, che ora gli sembra inaccettabile, comincia a progettare la ribellione definitiva.

 

In questo romanzo, Tarenzi ci mostra quella che è sicuramente la parte più conosciuta della storia di Orfeo, e lo fa attraverso un’attento studio del mito originale e una narrazione intensa, carica di una straordinaria forza evocativa. 

Man mano che si procede con la lettura, personaggi e creature mitologiche prendono forma e anima e la discesa nell’Ade di Orfeo si trasforma in un viaggio anche per il lettore che si trova immerso nel cuore di un mito fatto di sofferenza e morte, rimorso e angoscia, ma anche, alla fine, di determinazione e desiderio di libertà. Una storia che parla di ribellione e di accettazione della sofferenza, che apre le porte a quello che si preannuncia essere un terzo volume degno dei più grandi miti greci. 

Anche con il suo secondo volume, questa trilogia di Luca Tarenzi non delude e io non posso che consigliarla anche a chi non è familiare con le tematiche trattate. Fidatevi, vi aprirà le porte di un mondo che non avete mai nemmeno osato immaginare.  

 

Camelia e il mondo fantastico di Monica Spigariol.

Il 28 Febbraio è uscito per Delrai Edizioni “Camelia”, un romanzo per bambini ( e non solo) davvero molto particolare, scritto dall’autrice Monica Spigariol.

Trama: “Camelia viene da un mondo parallelo, Vista, ed è una pescatrice, ma non una pescatrice come la intendiamo noi! Il suo compito è quello di ritrovare degli oggetti perduti sulla Terra – che nessun terrestre riesce a vedere – e ricondurli sul suo pianeta. Ha vari strumenti per portare a termine il suo lavoro: indossa degli occhiali dorati molto grandi e altri accessori particolari. Non solo, ha una rete speciale per catturare i fuggitivi, che la rende effettivamente una pescatrice. Per fortuna non è sola, con lei c’è un v-animale, Nexi, che la consiglia da vero amico. Di solito riesce a portare a termine questo incarico senza grandi difficoltà, se non risultando un po’ bizzarra agli abitanti della Terra. La situazione si complica quando una pergamena le si infila letteralmente tra i piedi, comportandosi in modo troppo strano. Preoccupata, Camelia cerca di recuperarla, ma quando ci riesce, scopre una verità scomoda…”

Uno dei punti di forza del romanzo della Spigariol è sicuramente l’ambientazione, un mondo dove realtà ed elementi fantastici si fondono con splendida naturalezza, senza forzature o stonature di alcun genere, permettendo al lettore di immergervisi completamente fino a innamorarsene. Anche I personaggi sono ben definiti sebbene alcuni, a mio avviso, potevano essere sviluppati maggiormente. Quello che ho amato di più di questo libro, però sono sicuramente le sue tematiche.

Camelia, infatti, è un romanzo di formazione, una storia sull’accettare e capire se stessi non solo attraverso l’affrontare nuove esperienze, ma anche grazie al coraggio di fare quello che si ritiene giusto a dispetto delle regole imposte da un mondo superficiale, dove l’apparenza è tutto e niente può essere messo in discussione. Una lettura scorrevole, forse un po’ troppo veloce e semplicistica in alcuni punti (da ricordare, però, che stiamo pur sempre parlando di un libro per bambini), ma sicuramente piacevole e consigliata. Ovviamente aspetto con impazienza il seguito.

La Diga di Blackwater

La saga di Blackwater è senza ombra di dubbio una delle serie di romanzi più strane e spiazzanti che io abbia mai letto, ma allo stesso tempo una delle più affascinanti. Sono solo al secondo volume di questa storia, ma devo ammettere che, per il momento, è ancora così.

Trama: 1922. Mentre Perdido si sta riprendendo dalla devastante inondazione, la costruzione di una diga è l’unico baluardo possibile contro la furia dell’acqua. Ma il cantiere riversa sulla cittadina il suo carico di imprevisti: la rivolta degli operai, il capriccio delle correnti, il mistero di alcune sparizioni. La matriarca Mary-Love si scontra con Elinor, ora parte della famiglia Caskey. Macchinazioni, alleanze innaturali, sacrifici: a Perdido i mutamenti saranno profondi, le conseguenze irreversibili. La lotta è appena cominciata.

Continua la saga della famiglia Caskey e degli abitanti di Perdido, in lenta ripresa dopo la terribile devastazione dell’inondazione. Tutto ruota attorno alla costruzione della diga del titolo, alla quale l’unica a opporsi è la misteriosa Elinor che sembra avere un legame particolare con il fiume, quasi ossessivo.

Una saga ben scritta e molto scorrevole, a tratti grottesca, che parla di ipocrisie e tradimenti, ma anche di rivincite e e riscatti da parte di personaggi che rivelano una forza e una determinazione inaspettati e per i quali ci troviamo inaspettatamente a fare il tifo. Al di là dei drammi e degli intrighi familiari, però, c’è un lato oscuro in questa storia, un aspetto sovrannaturale già accennato nel primo libro, ma che emerge ancora di più in questo secondo capitolo soprattutto nella parte finale, in una scena agghiacciante che spiazza il lettore portandolo inevitabilmente a chiedersi quale sia il segreto che si nasconde dietro a Elinor e alle acque del fiume. 

Come il primo volume della saga, anche La Diga mi ha colpita, lasciandomi con uno strano senso di inquietudine e straniamento, ma anche con tanta curiosità di leggere i capitoli successivi. Per il momento continuo a consigliare questa saga pur consapevole che non può piacere a tutti.