Brothers: la cina di Yu Hua

Recentemente ho finito di leggere Brothers, un’epopea cinese scritta da Yu Hua, un libro che racchiude i due volumi della saga e che racconta, attraverso gli occhi di due fratelli, i cambiamenti della Cina degli ultimi trent’anni.

Trama: Due fratelli crescono in un mondo che suona loro incomprensibile a loro che sono bambini e intollerabile agli adulti: la cittadina di Liuzhen è sconvolta dalla Rivoluzione culturale. La follia non ha limiti, ha un colore, però, il rosso delle bandiere, delle spillette di Mao e del sangue. Yu Hua racconta una storia palpitante che sgretola l’idea grigia di collettività come una massa indistinta, inscenando una commedia tutta cinese e una tragedia umana disarmante. Brothers è un mondo che travolge e risucchia, dove l’orrore più osceno si stempera nella risata più liberatoria e le passioni che fanno grandi gli uomini coesistono con le loro piccolezze. Il ruggito grandioso dell’oceano di notte, il trionfo incontenibile della primavera, un uomo e una donna che si amano teneramente. Una pazza che corre nuda nella campagna, un professore ucciso a bastonate e un disgraziato che spia il didietro delle donne. E due bambini, di fronte a questo mondo indecifrabile, stanno a guardare con il moccio al naso.

Se devo essere sincera, questo libro mi ha spiazzata del tutto. Si tratta sicuramente di un’opera coraggiosa, con una critica forte e uno stile tutto sommato scorrevole, ma i personaggi e le vicende sono surreali, esagerati all’estremo tanto da risultare così fastidiosi che all’inizio si fa quasi fatica a entrare nell’ottica della narrazione. Nonostante una partenza un po’ a singhiozzi però, una volta capito il tono del libro la lettura scorre veloce a tratti divertendo ed emozionando, a tratti sconvolgendo e turbando con elementi che spesso raggiungono il grottesco, ma che mostrano in maniera crudelmente realistica i mutamenti della Cina degli ultimi decenni. Non aspettatevi una lettura seria, ma una storia cruda, provocatoria e allo stesso tempo fortemente ironica e parodistica. Mi è piaciuto? Sì, ma sono consapevole che è una lettura molto particolare che non potrebbe non piacere a tutti.

Il Mio Salone del Libro di Torino 2023

Il Salone Internazionale del Libro di Torino per me è sempre un’avventura grande e intensa, fatta di emozioni e parole, risate e incontri, ricordi e scoperte. Ormai sono 15 anni che ci vado e ogni volta è un’occasione per ritrovare vecchi e nuovi amici nonché incontrare scrittori ed editori in un’atmosfera unica fatta di puro amore per la lettura.
La fiera di per sé è molto caotica, sopratutto nel fine settimana, dove c’è la maggior affluenza di persone (le code all’ingresso principale sono lunghe, ma se attraversate il centro commerciale a ridosso della fiera c’è sempre un ingresso “sul retro” di solito meno frequentato 😉 ).

Per questo il venerdì mi sono dedicata a un primo giro di “perlustrazione” godendomi la poca gente (poca relativamente perché di gente ce n’era) e incontrando cari amici che, per via delle distanze, non vedevo di persona da anni. il sabato invece mi sono dedicata unicamente allo shopping librario puntando dritta agli obbiettivi che mi ero prefissata per poi girovagare con la faccia estasiata con due amiche per il resto del tempo. Il tutto ovviamente sempre condito da piacevoli incontri. 🙂

Alcuni libri acquistati erano nella mia WishList come i romanzi di Francesco Falconi e “Kitsune” di Cecilia Randall. Poi ci sono stati gli acquisti impulso come “Draculea” e “Follettiana” di ABEditore (casa editrice che realizza dei veri e propri piccoli gioielli che ormai per me è una tappa fissa del Salone) ma soprattutto “il viaggio in Occidente” (Son Goku vi dice niente? Beh è da questo testo che è nato tutto) che mai avrei anche solo osato sperare di riuscire a trovare un giorno 🤩.

Insomma se siete amanti dei libri non potete non visitare questa fiera almeno una volta nella vita. Andate e non solo per le conferenze con i personaggioni famosi o per i firmacopie dei big. Parlate invece con autori ed editori sia piccoli che grandi, ma anche con le altre persone che, come voi, sono lì solo perché amanti della lettura, curiosate in giro e, fidatevi, ne sarà valsa la pensa anche solo per il rendervi conto di quanta passione, lavoro e impegno c’è dietro un libro e la sua creazione.

Cuori in Atlantide: l’antologia più sorprendente di Stephen King.

Due settimane fa avevo parlato di “Uomini bassi in soprabito giallo”, primo racconto dell’antologia “Cuori in Atlantide” di Stephen King. La scorsa settimana avrei voluto scrivere del secondo racconto di questa antologia, ma ho preferito aspettare perché andando avanti con la lettura mi sono resa conto che “Cuori in Atlantide” non è solo una raccolta di racconti, ma un insieme di narrazioni tutte collegate in qualche modo tra loro. Per quanto indipendenti infatti, sono diversi gli elementi che uniscono in qualche modo queste storie.

A parte “uomini bassi in soprabito giallo” infatti, tutti gli altri racconti sono uniti da un tema fondamentale: la guerra in Vietnam. In ogni storia, King offre una visione brutalmente onesta di quella che è stata la guerra e le sue conseguenze sull’America, dalla vita universitaria oscurata dalla paura di venire reclutati, ai movimenti e le proteste per la pace; da chi dopo essere tornato cerca un modo per espiare le proprie colpe, a chi si pone domande dopo aver visto la propria vita e quella di tanti altri compagni distrutta dopo la fine di tutto.

C’è però un altro elemento che collega tutti i racconti e questa volta anche il primo. In “uomini bassi in soprabito giallo” infatti, vengono introdotti diversi personaggi secondari alcuni dei quali compaiono nei racconti successivi anche come protagonisti. L’anello di congiunzione tra ogni storia è proprio uno di questi personaggi: Carol. Prima come fidanzatina di Bobby, protagonista di “uomini basso in soprabito giallo”, vediamo Carol comparire in ogni singolo racconto, a volte semplicemente tramite i ricordi dei protagonisti, mai come voce narrante, ma sempre in qualche modo fondamentale nella narrazione. Racconto dopo racconto, la sua storia e la sua vita vengono svelati fino alla fine in cui è lo stesso Bobby a svelarci il suo destino.

Un’antologia complessa e inaspettata, un corpus di racconti che colpisce e sorprende spiazzando attraverso dettagli inseriti ad arte e storie intense e profonde. Consigliatissimo.