Come due chiacchiere con un’amica.

“Volevo essere una stella, invece sono un ombrello giallo” é un libro di Laura Castellani edito da Delrai Edizioni. Tuttavia, non si tratta di un romanzo, ma di una raccolta di consigli, pensieri e riflessioni che l’autrice condivide con il lettore, partendo da alcune semplici frasi.

Trama: Il libro giusto per quando la vita ti travolge e tu hai solo voglia di sederti e dire: «Basta così!» Cosa succede quando i sogni fanno acqua da tutte le parti, il Kamasutra diventa un pericolo pubblico e l’unica cosa elastica che ti resta è l’autostima… a tratti? Nasce una raccolta di pensieri ironici, pillole di saggezza e riflessioni esistenziali con il sorriso, sorte nel caos e scritte con il cuore. Tra ansie, sogni sgonfiati, attacchi di filosofia da supermercato e desideri di fuga permanente, questo libro è un abbraccio ironico a chi si sente fuori posto, troppo o troppo poco… comunque abbastanza per essere felice. Perché, in fondo, non saremo stelle ma ombrelli gialli, per dare un lampo di colore quando il grigio penetra ovunque.

Vi confesso una cosa: all’inizio non sapevo bene come approcciarmi a un libro come questo. Era un tipo di lettura nuovo per me. Alla fine, però, mi sono sentita davvero bene leggendolo. Si tratta di una lettura veloce, leggera (io l’ho finita in un paio d’ore) che ti dà l’impressione di conversare con una persona amica che non si mette su un piedistallo, elargendo consigli a destra e a manca, ma che semplicemente ti racconta la sua esperienza di vita e con un sorriso ti dice: le cose vanno da schifo? Beh, tu mandale a… si, insomma avete capito.
Un libro che consiglio vivamente perché, a volte, per sentirsi meglio, basta sapere che di non essere soli ad affrontare paure, dubbi e incertezze e che, spesso, un sorriso può fare tutta la differenza del mondo.

I Libri di Sangue di Clive Barker

“Libri di sangue vol. 1-3” di Clive Barker è il primo di due volumi nei quali sono raccolti i primi racconti che hanno reso Barker lo scrittore di culto che è. Certo, non mi aspettavo una lettura leggera, ma devo ammettere che non mi aspettavo tanto da questa lettura.

Trama: Per coloro che conoscono Clive Barker per i suoi romanzi che attraversano i generi, questa edizione in una nuova traduzione dei Libri di Sangue è una gradita occasione per leggere i sedici racconti horror con cui ha dato il via alla sua carriera. Per coloro che già li conoscono, la toccante prefazione è una finestra che si apre nella mente dell’autore. Riflettendo dopo quattordici anni, Barker scrive: “Guardo queste opere e penso che l’uomo che le ha scritte non sia più vivo in me. […] Siamo i nostri cimiteri; ci accovacciamo tra le tombe delle persone che eravamo. Se siamo sani, ogni giorno è una festa, un Giorno dei Morti, in cui rendiamo grazie per le vite che abbiamo vissuto, e se siamo nevrotici rimuginiamo e piangiamo e desideriamo che il passato sia ancora presente.”

In questa serie di racconti, i primi che hanno dato il via alla sua carriera, l’autore di “Schiavi dell’Inferno” dimostra ancora una volta la sua capacità di scavare nel lato più oscuro e orrorifico della mente umana, generando, attraverso la parla scritta, incubi indicibili e arrivando a risvegliare paure più o meno inconsce nascoste nel profondo dell’animo del lettore.

Certo, non tutti i racconti sono eclatanti, ma ognuno ha la capacità di sconvolgere a tal punto il lettore da lasciargli un profondo senso di turbamento, ma, allo stesso tempo, di coinvolgerlo così tanto da rendergli difficile, se non impossibile, riuscire a staccarsi e interrompere la lettura.

Personalmente, leggerò di certo anche il secondo volume dei Libri di Sangue, ma li consiglierei? Se siete di stomaco forte e amanti del genere assolutamente sì, anche se forse non come prima lettura di un autore straordinario capace di colpire e sconvolgere a livello viscerale.

“L’ultima notte di Aurora” di Barbara Baraldi

Ci sono amicizie che perdurano nel tempo, amicizie importanti alle quali basta solo un saluto o un incontro fugace per diventare sempre più forti. E anche se la persona amica si trova in un libro, anche se lei vive tra le pagine di un romanzo, rincontrarla in una nuova storia è sempre un’emozione. Leggere una nuova storia di Aurora Scalviati ne “L’ultima notte di Aurora” è stato questo per me: ritrovare una persona cara dopo tanto tempo.

Trama:

Le ferite dell’anima sono le più difficili da risanare. Lo sa bene Aurora Scalviati, profiler in un commissariato della provincia emiliana con un doloroso passato alle spalle. Per questo ha accettato di raccontare la sua storia alla conferenza del professor Menni, tra i massimi esperti di disturbi post-traumatici. Ed è proprio qui che Aurora incontra una misteriosa ragazza dai lunghi capelli neri che le rivolge una singolare domanda: «Credi che si possa davvero uscire dal buio?». Un quesito che di lì a poco si trasforma in un testamento, perché la giovane si toglie la vita gettandosi dalla torre del palazzo, sotto gli occhi terrorizzati dei presenti. Un caso archiviato rapidamente come suicidio, ma Aurora non ci vede chiaro ed è ossessionata dalle parole della sconosciuta: un’ultima disperata richiesta di aiuto? Avrebbe potuto fare qualcosa per salvarla? Non c’è tempo però per i sensi di colpa: il ritrovamento di un cadavere orrendamente sfigurato, su una secca in riva al Po, la costringe a rivedere le sue priorità. L’unico indizio è la fotografia di una bambina, che la vittima conservava come un sinistro trofeo. È l’inizio di una caccia serrata a un serial killer feroce, inafferrabile come lo spauracchio di una leggenda popolare raccontata in quelle valli per tenere buoni i più piccoli: il Grigione, che strappa il volto delle sue vittime dopo aver danzato con le loro paure. Aurora sa di non poter fare tutto da sola: ha bisogno di riunire la sua vecchia squadra, i Reietti. Ma quando Bruno e Silvia le voltano le spalle, l’unico interlocutore rimane l’enigmatico Curzi che, pur rinchiuso nell’isolamento di una struttura psichiatrica, sembra conoscere la verità. Un grosso rischio per Aurora, perché scendere a patti con il male può scoperchiare segreti che avrebbero dovuto restare sepolti per sempre…

Come nei precedenti romanzi  “Aurora nel buio”e “Osservatore oscuro” anche ne “l’ultima notte di Aurora”, la scrittrice Barbara Baraldi riesce a creare una storia intensa, avvincente e mai scontata che trascina e cattura il lettore in un susseguirsi di emozioni intense e reali. La storia è ben costruita e si basa chiaramente su uno studio accurato dell’autrice sia per quanto riguarda le indagini che per i temi e gli argomenti trattati. Un esempio lampante è il modo chiaro, ma allo stesso tempo preciso in cui la Baraldi riesce a parlare della teoria della mente bicamerale. Una teoria psicologica complessa (se voleste approfondire l’argomento vi consiglio “il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza” di Julian Jaynes) che l’autrice riesce a rendere accessibile anche a chi magari non aveva mai avuto modo di approcciarvisi prima.

Il vero cuore del romanzo però non è solo l’indagine in cui Aurora viene coinvolta, ma anche e soprattutto la sua crescita personale, la sua evoluzione che altro non è che il culmine di un percorso personale iniziato fin dal primo romanzo. Perché Aurora non è solo “un personaggio”. In ogni pagina, in ogni singola riga del romanzo, Aurora vive e respira, tanto reale quanto le emozioni che riesce a trasmettere. Umana tanto quanto lo sono la sua forza e la sua debolezza, la sua fragilità e la sua volontà di riscattarsi dai propri errori. Più si va avanti con la lettura più si finisce inevitabilmente con legarsi a lei finché, alla fine, Aurora non diventa un’amica che, però, si è costretti a salutare una volta terminato il libro.

Un romanzo consigliato quindi, a tutti coloro che amano i thriller ben costruiti e i personaggi che, in un modo o nell’altro, riescono a entrarti dentro. Questa ovviamente è solo la mia opinione. Voi siete sempre liberi di non prendermi troppo sul serio 😉