Il Messia di Dune ovvero l’impero di Paul Atreides

Dopo essermi innamorata (di nuovo) del primo romanzo della saga di Frank Herbert, non potevo non mettere le zampe anche sul secondo capitolo che, per quanto a mio avviso non un capolavoro come il primo, mi ha comunque conquistata.

Se in “Dune” viene mostrata ll’ascesa di Paul Atreides, in questo seguito lo vediamo alla guida del suo nuovo impero, ma soprattutto alle prese con la minaccia del complotto e del tradimento, un tradimento che mira al cuore stesso di Paul e che ha il volto di un affetto creduto ormai perso da tempo.
Come per il primo romanzo, anche in questo a prevalere non è l’azione, ma le dispute politiche, gli intrighi e le emozioni dei suoi protagonisti nonché l’onnipresente e costante influenza della spezia su di essi. 

Se devo trovare un difetto, credo che ne “il Messia di Dune” si senta molto la mancanza di quello che era il cuore del primo romanzo ovvero il pianeta Dune stesso. 
In esso si svolgono gran parte delle vicende, è vero, ma se nel primo libro veniva mostrato come una forza viva e potente, in questo romanzo rimane molto al margine, sottomesso al potere di Paul e della sua influenza.

Rimangono però presenti il forte simbolismo e il misticismo in una storia che comunque riesce a rapire e ad affascinare fino al suo amaro finale che ci mostra quanto, a volte, possa essere alto il prezzo della vera libertà. 

Dune: il capolavoro di Frank Herbert

Ho letto Dune per la prima volta da ragazzina e devo ammettere che per quanto lo avessi apprezzato, non ne avevo colto fino in fondo il senso e la profondità. Si tratta infatti di un romanzo particolare, che a mio avviso deve essere approcciato con la giusta maturità emotiva e mentale.

Trama:

Dopo questa seconda rilettura però ho capito una cosa: che Dune è un vero e proprio capolavoro, un’opera intensa e quasi onirica che trascina nonostante non sia incentrato minimamente sull’azione. 
Leggere Dune è come venire trascinati in un altro mondo. A volte si ha quasi l’impressione, di trovarti davvero su Arrakis, di percepire il calore del deserto e di avere la sensazione della sabbia che scivola tra le dita. 
Un libro maturo e ricco di simbolismo e metafore che come altri capolavori (come ad esempio il Signore degli Anelli) si può solo adorare od odiare. Di sicuro è una lettura che vale la pena affrontare. 

Questa ovviamente è solo la mia opinone. Voi siete sempre liberi di non prendermi troppo sul serio 😉