Jennette è contenta che mamma è morta


Quando siamo piccoli, i genitori sono il nostro punto di riferimento, il nostro tutto. Ci plasmano, ci aiutano a crescere e a diventare ciò che siamo, ma non sempre ci rendono la versione migliori di noi stessi. Quello di cui spesso non ci rendiamo conto, però, è che i genitori sono persone, esseri umani come tutto, e in quanto tali possono essere egoisti, se non addirittura tossici nei confronti dei figli. Il libro “Sono contenta che mia mamma è morta” di Jennette McCurdy ne è un esempio lampante. 

Trama: JENNETTE MCCURDY HA SOLO tredici anni quando diventa una celebrità della tv grazie alla serie “iCarly”. Dietro il suo sorriso smagliante si nasconde però l’inferno degli abusi fisici e psicologici a cui sua madre la sottopone fin da quando è bambina. Ossessionata dall’idea di fare della figlia una star, Debbie ha assunto il controllo maniacale di ogni aspetto della sua vita. E Jennette, pur di vedere la madre felice e di conquistare il suo amore, è disposta a rinunciare all’infanzia normale che vorrebbe così tanto. Giorno dopo giorno, per anni, Debbie cerca di distruggere Jennette per ricostruirla a suo piacimento. Solo quando il cancro obbliga Debbie a stare in ospedale e lontano da lei, Jennette scopre fino a che punto è riuscita a devastarla. Preda di disturbi alimentari, dell’alcol e di una grave depressione, è costretta ad affrontare il suo passato e il mostro che l’ha resa ciò che non avrebbe mai voluto essere.

Ci tengo a precisare che questo non è un romanzo, ma la vera storia di Jennette, la sua vita, influenzata in maniera orribile e perversa da una madre egoista e possessiva. Jannette scrive la sua storia romanzandola e raccontandola con la voce e il punto di vista della se stessa prima bambina, poi adolescente e infine giovane donna. Una storia che non mostra solo quanto i genitori possano essere tossici per i propri figli, ma che offre anche un punto di vista unico su quello che era il mondo delle baby star, bambini spesso costretti a recitare dai genitori stessi e a lavorare in ambienti stressanti e pericolosi. Questa, però, è anche una storia di rinascita, del tentativo di una ragazza di rialzarsi e riprendere il controllo della propria vita nonostante le cadute e le insicurezze. Devo dire che questo libro mi è piaciuto sia per lo stile scorrevole e carico di umorismo nero, che per le tematiche, a tratti shockanti, a tratti capaci di far riflettere. Un libro che apre gli occhi, urlando a gran voce che non sono i nostri figli a doverci essere grati per avergli dato la vita, ma noi genitori a doverli amare mettendo da parte il nostro egoismo per aiutarli e accompagnarli nel loro percorso, con la consapevolezza che le loro vite appartengono solo e unicamente a loro. Consigliatissimo.

La Morte di un Dio


Avete presente quei romanzi che, una volta saputa la data di uscita, attendete con ansia e non vedete l’ora di leggere? E avete presente la bellissima sensazione che provate una volta che li avete tra le mani? Un po’ come quando, da piccoli, la mattina di Natale, trovavate sotto l’albero esattamente ciò che avevate desiderato. Beh, uno di questi libri, per me, è “Morte di un Dio” di Emanuela Valentini, uscito il 1 Luglio per Piemme.

Trama: “Miriam è cresciuta sulle montagne. Ha imparato le leggi della natura e degli uomini guidata da un padre amorevole, Libero, e da uno zio gentile, Primo. Ma non ha mai conosciuto altre persone. Sa del profumo buono di Libero, dopobarba e tabacco, e degli odori del bosco, che conosce uno per uno. Sa anche che alcune domande non vanno fatte: a volte i suoi due protettori litigano, diventano bruschi o violenti, e allora sa di dover rintanarsi nel silenzio. Un silenzio che è grande, lontano dalla città e dagli altri esseri umani. Eleonora, ricercatrice in antropologia, trasforma lo studio del caso di Chiara Ricci, una ragazza scomparsa, in una vera ossessione. Esplora le terre d’Appennino intorno a Rieti, cerca di individuare una pista. Ma brancola nel buio: Chiara è scomparsa da tre giorni nel Cicolano. Sono ettari di foreste e tonnellate di roccia. Forse nessuno la rivedrà viva. Lola è una giovane donna ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo un Tso. Santo, lo psichiatra che la prende in cura, si impegna a costruire un legame sincero con lei, ma trova davanti un muro. Lola parla di ragazzine da salvare e divinità che muoiono sulla montagna. Nessuno la capisce. Le vicende delle tre donne, apparentemente separate, si intersecano e riportano all’eremo di Miriam, luogo impervio e misterioso. Perché sulla montagna si annida un tremendo e scandaloso segreto che le attende da anni.”

Questo nuovo thriller psicologico della Valentini, mi ha trascinato in una realtà fatta di mistero, di leggende e tradizioni, ma anche di umanità ed emozioni. Una storia che è come un dipinto fatto di tante minuscole pennellate, dettagli che si fondono l’un l’altro fino a creare una straordinaria immagine di insieme che solo alla fine si riesce a comprendere. Si può dire che i protagonisti di questo romanzo siano due: il primo è la Montagna, viva e onnipresente nei suoi svariati aspetto. A volte la Montagna è benevola, fonte di magia e meraviglia, la casa accogliente che offre rifugio e protezione; altre è un luogo oscuro e pericoloso, quello in cui vivono i mostri e gli Dei muoiono, vittime sacrificali della follia umana. Poi, c’è il secondo protagonista di questo romanzo: la mente umana.

Leggere “Morte di un Dio” ti trascina nei meandri della mente dei suoi personaggi, un viaggio che va in crescendo, fatto di orrori indicibili, di paura e disperazione, ma anche, inaspettatamente, di speranza. La speranza che ti dà una persona disposta ad offrirti il suo aiuto incondizionato e quella che ti dà la consapevolezza dell’amore, quella consapevolezza che ti fa sentire vivo e tu dà la forza di affrontare qualsiasi orrore.

Consigliassimo a chi ama i thriller ben costruiti, scritti con uno stile fortemente evocativo e capaci di lasciarti un segno.

La lotteria di sangue di Stephen King

Con “Never Flinch – la lotteria degli innocenti”,  Stephen King torna a raccontare di quello che, ormai, è diventato un suo personaggio iconico: Holly Gibney, un personaggio nel quale mi rispecchio molto, con le sue insicurezze, la sua timidezza e la sua poca autostima (sì, non proprio un quadro esaltante, ma è questo che la rende così profondamente umana e “vera”). Per questo sono stata felice di ritrovarla in questa nuova opera del Re.

Trama: Quando il dipartimento di polizia di Buckeye riceve una lettera che minaccia una diabolica missione di vendetta, per l’ispettrice Izzy Jaynes inizia un’indagine oscura e pericolosa. Per fermare chi promette di «uccidere tredici innocenti e un colpevole» come riscatto per «l’inutile morte di un innocente», c’è bisogno della detective Holly Gibney. Nel frattempo, Kate McKay, attivista carismatica, simbolo di una nuova ondata di femminismo, inizia un tour di conferenze che attraverserà diversi Stati. Mentre le sale si riempiono di sostenitori e detrattori, qualcuno trama nell’ombra per metterla a tacere. All’inizio si tratta solo di piccoli sabotaggi, ma presto il pericolo si fa reale. Holly accetta di fare da guardia del corpo a Kate, tra la difficoltà di difendere chi non accetta protezione e l’accanimento di uno stalker rabbioso che agisce nel nome di una verità distorta. 

Un romanzo che scorre come un fiume in piena, anzi due fiumi, perché parte dando l’impressione di raccontare due storie del tutto separate l’una dall’altra, ma che poi finiscono col collegarsi non solo attraverso i loro protagonisti, ma anche tramite vicende cariche di tensione, ma anche di spunti per riflessioni su temi delicati come il fanatismo religioso o il diritto di aborto. Un romanzo magistralmente strutturato che segue i punti di vista di diversi personaggi e conduce a un finale sì veloce, ma che trascina e dal quale non riesci a staccarti. Perché un finale può essere sì veloce, ma se coerente con la narrazione e con il giusto ritmo riesce comunque a lasciarti quel senso di soddisfazione e appagamento che si prova dopo ogni buona lettura. Consigliato? Assolutamente si, anche se, magari, se non conoscete il personaggio di Holly Gibney e i suoi amici, vi consiglio di andarvi a rileggere i romanzi precedenti che raccontano le loro storie perché, ovviamente, i riferimenti non mancano.