The Chain: l’agghiacciante (ma non troppo) catena d Adrian McKinty

Ci sono romanzi che compri un po’ per una serie fortuita di eventi, magari perché ne hai letto bene in un post di Instagram o perché, come in questo caso, perché lo hai trovato in offerta e la trama ti ha catturato abbastanza da farti venire voglia di leggerlo. Ho voluto provare “The Chan” proprio per la storia, che porta inevitabilmente a porsi una delle domande forse più difficili e allo stesso tempo semplici che un essere umano possa farsi: cosa saresti disposto a fare per salvare tuo figlio?

Trama: Mi chiamo Rachel Klein e fino a pochi minuti fa ero una madre qualunque, una donna qualunque. Ma adesso sono una vittima. Una criminale. Una rapitrice. È bastato un attimo: una telefonata, un numero occultato, poche parole. Abbiamo rapito tua figlia Kylie. Segui le istruzioni. E non spezzare la Catena, oppure tua figlia morirà. La voce di questa donna che non conosco mi dice che Kylie è sulla sua macchina, legata e imbavagliata, e per riaverla non sarà sufficiente pagare un riscatto. Non è così che funziona la Catena. Devo anche trovare un altro bambino da rapire. Come ha fatto lei, la donna con cui sto parlando: una madre disperata, come me. Ha rapito Kylie per salvare suo figlio. E se io non obbedisco agli ordini, suo figlio morirà. Ho solo ventiquattro ore di tempo per fare l’impensabile. Per fare a qualcun altro ciò che è stato fatto a me: togliermi il bene più prezioso, farmi precipitare in un abisso di angoscia, un labirinto di terrore da cui uscirò soltanto compiendo qualcosa di efferato. Io non sono così, non ho mai fatto niente di male nella mia vita. Ma non ho scelta. Se voglio salvare Kylie, devo perdere me stessa…”.

Il romanzo di McKinty si divide in due parti: la prima, più lineare, è incentrata sul rapimento della giovane Kylie e sui tentativi della madre Rachel di salvarla rispettando le crudeli indicazioni de suoi rapitori. La seconda invece, mostra come “la catena” continui a perseguitare Rachel e la sua famiglia anche dopo la fine del rapimento e i tentativi della donna di liberarsi definitivamente di essa. Proprio quest’ultima parte, rappresenta quello che potrei definire “l’anello debole”.

Se durante il rapimento di Kylie, ci si trova a empatizzare molto sia con lei che con la madre Rachel, avvertendo quasi quel clima di terrore e angoscia che le sta consumando, ecco che nella seconda parte del romanzo tutto sembra svolgersi in maniera fin troppo sbrigativa e semplicistica. La Catena perde la sua aura di mistero così come i suoi creatori che risultano piuttosto deludenti, non tanto per la loro storia (che viene descritta piuttosto bene) quanto per la fretta e la banalità con cui in pratica vengono “scoperti” nella parte finale. La tensione che c’era nei primi capitoli, infatti, si perde quasi del tutto a favore di una risoluzione frettolosa delle cose. Sia chiaro: non è un brutto romanzo. Solo che non lo metterei tra le priorità di lettura, ma mi limiterei a consigliarlo come “riserva” quando non si ha molto altro da leggere.

Il Viaggio in Occidente: un classico della letteratura cinese (volume 1)

Un monaco buddista viene incaricato di intraprendere un viaggio in occidente per per ottenere dal Buddha del Monte degli Avvoltoi i testi sacri buddisti. Un viaggio lungo e in apparenza impossibile durante il quale verrà affiancato da tre discepoli: il Re Scimmia Sun Wukong (in giapponese conosciuto come Son Goku), il maiale Zhu Wuneng (Cho Hakkai in gapponese) e il demone acquatico Sha Wujing (Sha Gojo in giapponese).

Questa storia o alcuni di questi nomi vi sembrano familiari? Direi che è normale visto che si tratta di uno dei più grandi classici della letteratura cinese che, tra le altre cose, ha spirato manga famosi a livello mondiale come Saiyuki o Dragon Ball.

Devo dire che in apparenza non sembra un’opera facile da leggere visto che comunque si tratta di due volumi di circa 800 pagine l’uno di un’opera cinese del 1500. Al momento ho finito solo il primo volume, ma posso dire una cosa: è molto più bello e scorrevole di quanto avessi immaginato. A parte alcuni punti in versi che possono risultare un po’ pesanti, la lettura scorre veloce, divertente e piacevole attraverso una narrazione avvincente, nonostante il linguaggio un po’ arcaico. L’opera inoltre offre diversi spunti di riflessione, trasformando le avventure dei quattro protagonisti in un vero e proprio viaggio nella cultura e nelle tradizioni cinesi. Un primo volume davvero bello che consiglio di leggere in particolare se siete degli amanti della cultura orientale.

Kitsune: il Giappone di Cecilia Randall

Un libro è come un viaggio, un viaggio emozionante che ci può portare in posti dove non avremmo mai sperato di andare. Se devo pensare a dei libri capaci in qualche modo di farmi viaggiare, di scuro mi vengono in mente le opere di Cecilia Randall e, in particolare, il suo romanzo “Kitsune: l’ombra della volpe.”.

Trama: La vita diventa piuttosto difficile se hai quindici anni, sei prigioniero nelle isole del Sol Levante, non parli la lingua e tutti sono convinti che tu sia uno yokai, cioè una creatura a metà strada tra un demone e uno spirito. Chiaro avrebbe voluto diventare ricco come Marco Polo e invece è finito nei guai fino al collo. Eppure gli sembrava una buona idea partire all’avventura da Nuova Venezia – semisprofondata nel mare dopo la Grande Crisi Planetaria – e unirsi a una spedizione commerciale diretta in Oriente. Invece, sulla costa cinese la carovana è stata assalita dai predoni. Sono morti tutti, tranne Chiaro, risparmiato solo per essere venduto insieme al bottino in quelle misteriose isole che da secoli non hanno più contatti con il resto del mondo. Laggiù un ragazzo biondissimo e pallido come lui suscita curiosità, paura e superstizioni. Chiaro riesce a scappare dai suoi rapitori, salva anche un cucciolo di volpe trovato per caso nella foresta, ma non può sfuggire alle onna-bugeisha, micidiali donne guerriere paragonabili ai samurai. Riprende i sensi in una gabbia. Ora tutti lo chiamano kitsune e lo temono come una delle leggendarie volpi mutaforma. Ma il vero nemico si nasconde altrove, in un paese dominato dalla legge della spada, là dove ogni albero – letteralmente – può nascondere un vero yokai…

Ho divorato questo romanzo in un paio di giorni e ne sono rimasta a dir poco incantata. “Kitsune” è un vero e proprio viaggio in Giappone e nelle sue tradizioni che prendono vita nella mente del lettore attraverso descrizioni accurate e vivide. Se c’è una cosa che si nota in questo libro, infatti, è proprio la passione e la conoscenza dell’autrice della cultura Orientale, un amore che va al di là della semplice documentazione per un romanzo e che si può percepire in ogni pagina. Se a questo uniamo anche una storia coinvolgente, non banale e dallo stile fluido e scorrevole, otteniamo un romanzo per ragazzi che, a mio avviso, vale davvero la pena leggere. Consigliatissimo.