Il Gotham Cafè di Stephen King

Un giorno, Stephen King passa davanti a un ristorante. Attraverso una vetrina, vede una coppia intenta a litigare. La coppia sta raggiungendo il proprio tavolo, guidata da un cameriere che, dalla vetrina, si volta a osservare King, con un sorrisetto che colpì molto lo scrittore. Da questo breve momento è nato il racconto “Pranzo al Gotham Café”. 

Trama: Un uomo di nome Steve Davis un giorno torna a casa e trova un biglietto da parte della moglie, Diane, che lo informa freddamente di averlo lasciato e che intende divorziare da lui. La sua partenza spinge Steve a smettere di fumare, ma ciò lo porta a soffrire di astinenza da nicotina. Quando l’avvocato della donna, William Humboldt, lo chiama per organizzare un incontro per discutere i termini del divorzio e propone un pranzo al Gotham Café, Steve accetta. La disperazione provocata dall’astinenza e dalla presenza della ex è quasi insopportabile, ma tutto ciò è niente in confronto agli orrori che lo attendono nell’esclusivo ristorante di Manhattan..

Pubblicato già in precedenza nella raccolta “Tutto è Fatidico”, questo racconto breve di King viene riproposto in un’edizione tutta nuova, con delle splendide illustrazioni di Javier Olivares che impreziosiscono l’opera, aumentando quel senso di macabro e grottesco che si percepisce man mano che si va avanti nella lettura (una lettura piuttosto veloce, essendo un libro con meno di un centinaio di pagine). Una storia che trova il suo punto di forza nel suo essere a tratti surreale, a tratti angosciante e che, attraverso la mente sconvolta del protagonista, mostra che, a volte, gli orrori più grandi si trovano nei posti più impensati. Se mi sento di consigliarlo? Sì, se siete amanti e collezionisti delle opere del Re, altrimenti, forse sarebbe meglio approcciarsi prima ad altri capolavori di King, visto anche il prezzo di copertina non indifferente. 

L’uomo in nero fuggì nel deserto…

Rieccoooooomiiiiii! Ce ne ho messo di tempo a scrivere il primo post di quest’anno! Devo ammettere che è un periodo davvero intenso. Tra Leonardo, il mio bambino, che rende molto più “vivaci” le mie giornate e la scrittura, che procede speditamente come non accadeva da tanto, il tempo sembra scivolare via fin troppo velocemente. Per questo, oggi, voglio parlare di un volume molto, molto particolare.

 

“L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì”.

Questa è stata la prima volta che mi sono imbattuta in Randall Flagg ovvero “l’uomo in nero” appunto, personaggio ricorrente in molte opere di Stephen King.

Presente soprattutto come antagonista nel ciclo della “Torre Nera”, ma anche in opere come “l’ombra dello scorpione” o “gli occhi del drago”, l’uomo in nero rappresenta quello che per King è il vero male, ma come ha avuto origine?

Beh, tutto è iniziato da una poesia scritta circa cinquantanni fa, poesia a cui è dedicato questo speciale volume edito, per la prima volta in Italia, da Sperling & Kupfer.

 

Un libro in cui le parole di King si fondono con i disegni di Glenn Chadbourne, creando un’opera che rende in maniera magistrale l’essenza di questo personaggio alle sue origini. Ogni tratto delle tavole di Chadbourne contribuisce a dare forza alla poesia, trascinandoti in un viaggio profondamente disturbante. 

Eppure, nonostante lo strano senso di disagio che si prova a sfogliare le sue pagine, questo libro ti spinge, non solo ad andare avanti, ma anche a soffermarti su ogni tavola, facendoti percepire a ogni sguardo un dettaglio diverso e sempre nuovo e, alla fine, ti lascia con la sensazione che qualcosa ti abbia scavato nelle viscere.

Un volume molto piccolo, che si legge in pochi minuti ( in fondo contiene solo una poesia), ma che consiglio vivamente, soprattutto se vi siete già imbattuti nell’oscurità di Randall Flagg.

 

You like King

Stephen King è senza ombra di dubbio il RE indiscusso dell’horror, ma non solo: è un autore eclettico che si è cimentato in generi diversi come il thriller o il fantasy. Ha scritto innumerevoli libri, ma, cosa anche normale, non tutte le sue opere possono definirsi “capolavori” e credo che questo suo essere altalenante si veda soprattutto nelle raccolte di racconti come “You like it darker” .

 

Trama: «L’immaginazione ha fame e ha bisogno di essere nutrita» scrive Stephen King nella postfazione di questa magnifica raccolta di dodici racconti che ci calano nei meandri più oscuri dell’esistenza, sia metaforicamente che letteralmente. Storie sul destino, la mortalità, la fortuna e le pieghe della realtà dove tutto può succedere, ricche e avvincenti come i suoi romanzi. King, da oltre mezzo secolo, un maestro della forma, scrive per provare «l’euforia di abbandonare la quotidianità» e in You Like It Darker i lettori sentiranno la medesima esaltazione. Due bastardi di talento racconta il segreto, a lungo nascosto, che lega per sempre due amici divenuti famosi. Nell’Incubo di Danny Coughlin, un’intuizione senza precedenti ribalta decine di vite, quella del protagonista in maniera più catastrofica. In Serpenti a sonagli, sequel di Cujo, un vedovo in lutto si reca in Florida in cerca di conforto e riceve invece un’eredità inaspettata. Ne I sognatori, un taciturno veterano del Vietnam risponde a un annuncio di lavoro e scopre che ci sono alcuni angoli dell’universo che è meglio lasciare inesplorati. L’Uomo delle Risposte si chiede se la preveggenza sia una fortuna o meno e ci ricorda che una vita segnata da una tragedia insopportabile può ancora essere salvata. Dal leggendario Maestro della narrativa, una straordinaria raccolta di racconti iconici, che ci conferma la sua capacità insuperabile di sorprendere, stupire e portare terrore e conforto insieme. Preparatevi a fare un salto nel buio.

 

 

Sia chiaro, non ci sono racconti brutti o scritti male in questo libro, ma, a mio avviso, queste storie si possono dividere in tre categorie.

Per primi, vengono i racconti che definirei degli “esercizi di stile”, ovvero storie scritte magistralmente che però non riescono a farti entrare in empatia con i personaggi o coinvolgono poco a livello emotivo. Letture piacevoli, ma che potrebbero non lasciare il segno (ne è un esempio il racconto “due bastardi di talento”).

Seguono poi i racconti che ti coinvolgono e ti trascinano fino a un finale che, ahimè, risulta essere sbrigativo o un po ‘ deludente (come ne “Willy lo strambo”). 

Ultimi, ma non ultimi, ci sono quei racconti che ti restano dentro, che ti catturano emotivamente e mentalmente, storie che, quando finisci di leggerle, ti lasciano con il fiato mozzato e gli occhi leggermente lucidi. Tra questi spiccano  “l’uomo delle risposte”, ma soprattutto “Serpenti a sonagli”, che si può considerare una sorta di seguito di quello che è, a mio avviso, uno dei più bei romanzi di King: Cujo.

Consiglierei di leggere questa raccolta? Sicuramente. King è sempre e comunque un maestro e in questo caso offre storie eterogenee che vale comunque la pena di scoprire.