Cixin Liu e il problema dei tre corpi.

Ed eccomi di nuovo qui con un il primo libro di una trilogia per la quale avevo molte aspettative e che, per adesso, non mi ha affatto delusa: “Il problema dei tre corpi” di Cixin Liu. Piccola premessa: ho scoperto questo libro dopo aver visto la serie Netflix (che ho apprezzato molto), ma non voglio minimamente fare un paragone tra i due (essendo comunque molto diversi).

Trama: Nella Cina della Rivoluzione culturale, un progetto militare segreto invia segnali nello spazio cercando di contattare intelligenze aliene. E ci riesce: il messaggio viene captato però dal pianeta sbagliato, Trisolaris, l’unico superstite di un sistema orbitante attorno a tre soli, dominato da forze gravitazionali caotiche e imprevedibili, che hanno già arso undici mondi. È quello che i fisici chiamano “problema dei tre corpi”, e i trisolariani sanno che anche il loro destino, prima o poi, sarà di sprofondare nella superficie rovente di uno dei soli. A meno di non trovare una nuova casa. Un pianeta abitabile, proprio come il nostro. Trisolaris pianifica quindi un’invasione della Terra. Sul Pianeta azzurro, nel frattempo, l’umanità si divide: come accogliere i visitatori dallo spazio? Combattere gli invasori o aiutarli a far piazza pulita di un mondo irrimediabilmente corrotto?

Finito il primo libro della trilogia de “il problema dei tre corpi” e che dire, l’ho adorato.
Una storia complessa e ben strutturata in cui elementi di fisica di fondono perfettamente con la narrazione risultando, a tratti, forse un po’ complesso e poco comprensibile, ma di sicuro affascinante.
Quello che forse può spiazzare e lasciare interdetto un lettore occidentale sono i numerosi riferimenti alla storia e alla cultura cinese, nonché alcuni modi di fare (e di pensare) dei suoi protagonisti, spesso molto distanti dai nostri.
Superato questo “gradino”, però, ci si trova davanti a un romanzo di fantascienza meraviglioso che cattura e inquieta, offrendo anche notevoli spunti di riflessione sulla natura umana e sul suo posto nell’universo.

Il Viaggio in Occidente: un classico della letteratura cinese (volume 1)

Un monaco buddista viene incaricato di intraprendere un viaggio in occidente per per ottenere dal Buddha del Monte degli Avvoltoi i testi sacri buddisti. Un viaggio lungo e in apparenza impossibile durante il quale verrà affiancato da tre discepoli: il Re Scimmia Sun Wukong (in giapponese conosciuto come Son Goku), il maiale Zhu Wuneng (Cho Hakkai in gapponese) e il demone acquatico Sha Wujing (Sha Gojo in giapponese).

Questa storia o alcuni di questi nomi vi sembrano familiari? Direi che è normale visto che si tratta di uno dei più grandi classici della letteratura cinese che, tra le altre cose, ha spirato manga famosi a livello mondiale come Saiyuki o Dragon Ball.

Devo dire che in apparenza non sembra un’opera facile da leggere visto che comunque si tratta di due volumi di circa 800 pagine l’uno di un’opera cinese del 1500. Al momento ho finito solo il primo volume, ma posso dire una cosa: è molto più bello e scorrevole di quanto avessi immaginato. A parte alcuni punti in versi che possono risultare un po’ pesanti, la lettura scorre veloce, divertente e piacevole attraverso una narrazione avvincente, nonostante il linguaggio un po’ arcaico. L’opera inoltre offre diversi spunti di riflessione, trasformando le avventure dei quattro protagonisti in un vero e proprio viaggio nella cultura e nelle tradizioni cinesi. Un primo volume davvero bello che consiglio di leggere in particolare se siete degli amanti della cultura orientale.

Brothers: la cina di Yu Hua

Recentemente ho finito di leggere Brothers, un’epopea cinese scritta da Yu Hua, un libro che racchiude i due volumi della saga e che racconta, attraverso gli occhi di due fratelli, i cambiamenti della Cina degli ultimi trent’anni.

Trama: Due fratelli crescono in un mondo che suona loro incomprensibile a loro che sono bambini e intollerabile agli adulti: la cittadina di Liuzhen è sconvolta dalla Rivoluzione culturale. La follia non ha limiti, ha un colore, però, il rosso delle bandiere, delle spillette di Mao e del sangue. Yu Hua racconta una storia palpitante che sgretola l’idea grigia di collettività come una massa indistinta, inscenando una commedia tutta cinese e una tragedia umana disarmante. Brothers è un mondo che travolge e risucchia, dove l’orrore più osceno si stempera nella risata più liberatoria e le passioni che fanno grandi gli uomini coesistono con le loro piccolezze. Il ruggito grandioso dell’oceano di notte, il trionfo incontenibile della primavera, un uomo e una donna che si amano teneramente. Una pazza che corre nuda nella campagna, un professore ucciso a bastonate e un disgraziato che spia il didietro delle donne. E due bambini, di fronte a questo mondo indecifrabile, stanno a guardare con il moccio al naso.

Se devo essere sincera, questo libro mi ha spiazzata del tutto. Si tratta sicuramente di un’opera coraggiosa, con una critica forte e uno stile tutto sommato scorrevole, ma i personaggi e le vicende sono surreali, esagerati all’estremo tanto da risultare così fastidiosi che all’inizio si fa quasi fatica a entrare nell’ottica della narrazione. Nonostante una partenza un po’ a singhiozzi però, una volta capito il tono del libro la lettura scorre veloce a tratti divertendo ed emozionando, a tratti sconvolgendo e turbando con elementi che spesso raggiungono il grottesco, ma che mostrano in maniera crudelmente realistica i mutamenti della Cina degli ultimi decenni. Non aspettatevi una lettura seria, ma una storia cruda, provocatoria e allo stesso tempo fortemente ironica e parodistica. Mi è piaciuto? Sì, ma sono consapevole che è una lettura molto particolare che non potrebbe non piacere a tutti.