La lettura è spesso uno svago, un’occasione per fuggire un po’ dai problemi e dalla realtà quotidiana. Ci sono libri, però, che invece la realtà te la mostrano storie che devono essere lette perché non possono essere dimenticate.
Trama: Victor Capesius non fu un farmacista qualunque. Rappresentante in Romania dell’azienda chimica e farmaceutica tedesca Farben/Bayer, si unì alle SS all’età di 36 anni e divenne in breve tempo il responsabile della farmacia del più grande campo di concentramento nazista: Auschwitz. Basandosi su documenti originali, Patricia Posner ricostruisce le nefandezze compiute da Capesius e dai suoi collaboratori, che contribuirono a creare quel clima di terrore e di morte di cui Auschwitz è simbolo ancora oggi. Vent’anni dopo la fine della guerra, grazie al coraggio di un giudice e alle testimonianze preziose di un gruppo di sopravvissuti, uno dei peggiori boia di Auschwitz – coinvolto nell’utilizzo dello Zyklon B, il gas letale – venne finalmente portato sul banco degli imputati e condannato. Ma il lavoro meticoloso della Posner si sofferma anche sulle inquietanti responsabilità di una grande azienda come la Bayer, che diede un contributo decisivo alla realizzazione del piano di sterminio voluto dal regime nazista.
“La farmacia di Auschwitz” non è un libro semplice da leggere e non solo per la grande quantità di nomi e informazioni che si trovano al suo interno né per lo stile molto cronachistico che per alcuni potrebbe risultare piuttosto pesante. Ciò che rende difficile questo libro è la consapevolezza che tutto ciò che è scritto al suo interno è frutto di testimonianze e attenta documentazione. La storia di Victor Capesius, la sua volontaria e fredda collaborazione agli orrori di Auschwitz e il suo successivo processo, mi hanno mostrato un lato della storia che non conoscevo bene come avrei pensato e che mi ha aperto gli occhi su molte cose. In un periodo storico difficile come il nostro, non mi sento di consigliare questo libro come farei con un qualsiasi romanzo o racconto. Quello che mi sento di dire è leggete, documentatevi, cercate libri che vanno anche al di là del mero intrattenimento (e non parlo solo di letture legate a quanto particolare e terribile periodo storico). Perché non c’è mai fine a quello che non sappiamo e che può aiutarci a capire e a cambiare il presente. Perché non c’è romanzo o racconto horror più terribile dei capitoli oscuri della storia dell’uomo né mostro più spaventoso dell’essere umano stesso all’apice della sua spietatezza e indifferenza. E questo non dobbiamo e non possiamo dimenticarlo, per non rischiare di diventare noi stessi i mostri dei nostri incubi.
