Avete presente quei romanzi che, una volta saputa la data di uscita, attendete con ansia e non vedete l’ora di leggere? E avete presente la bellissima sensazione che provate una volta che li avete tra le mani? Un po’ come quando, da piccoli, la mattina di Natale, trovavate sotto l’albero esattamente ciò che avevate desiderato. Beh, uno di questi libri, per me, è “Morte di un Dio” di Emanuela Valentini, uscito il 1 Luglio per Piemme.

Trama: “Miriam è cresciuta sulle montagne. Ha imparato le leggi della natura e degli uomini guidata da un padre amorevole, Libero, e da uno zio gentile, Primo. Ma non ha mai conosciuto altre persone. Sa del profumo buono di Libero, dopobarba e tabacco, e degli odori del bosco, che conosce uno per uno. Sa anche che alcune domande non vanno fatte: a volte i suoi due protettori litigano, diventano bruschi o violenti, e allora sa di dover rintanarsi nel silenzio. Un silenzio che è grande, lontano dalla città e dagli altri esseri umani. Eleonora, ricercatrice in antropologia, trasforma lo studio del caso di Chiara Ricci, una ragazza scomparsa, in una vera ossessione. Esplora le terre d’Appennino intorno a Rieti, cerca di individuare una pista. Ma brancola nel buio: Chiara è scomparsa da tre giorni nel Cicolano. Sono ettari di foreste e tonnellate di roccia. Forse nessuno la rivedrà viva. Lola è una giovane donna ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo un Tso. Santo, lo psichiatra che la prende in cura, si impegna a costruire un legame sincero con lei, ma trova davanti un muro. Lola parla di ragazzine da salvare e divinità che muoiono sulla montagna. Nessuno la capisce. Le vicende delle tre donne, apparentemente separate, si intersecano e riportano all’eremo di Miriam, luogo impervio e misterioso. Perché sulla montagna si annida un tremendo e scandaloso segreto che le attende da anni.”
Questo nuovo thriller psicologico della Valentini, mi ha trascinato in una realtà fatta di mistero, di leggende e tradizioni, ma anche di umanità ed emozioni. Una storia che è come un dipinto fatto di tante minuscole pennellate, dettagli che si fondono l’un l’altro fino a creare una straordinaria immagine di insieme che solo alla fine si riesce a comprendere. Si può dire che i protagonisti di questo romanzo siano due: il primo è la Montagna, viva e onnipresente nei suoi svariati aspetto. A volte la Montagna è benevola, fonte di magia e meraviglia, la casa accogliente che offre rifugio e protezione; altre è un luogo oscuro e pericoloso, quello in cui vivono i mostri e gli Dei muoiono, vittime sacrificali della follia umana. Poi, c’è il secondo protagonista di questo romanzo: la mente umana.
Leggere “Morte di un Dio” ti trascina nei meandri della mente dei suoi personaggi, un viaggio che va in crescendo, fatto di orrori indicibili, di paura e disperazione, ma anche, inaspettatamente, di speranza. La speranza che ti dà una persona disposta ad offrirti il suo aiuto incondizionato e quella che ti dà la consapevolezza dell’amore, quella consapevolezza che ti fa sentire vivo e tu dà la forza di affrontare qualsiasi orrore.
Consigliassimo a chi ama i thriller ben costruiti, scritti con uno stile fortemente evocativo e capaci di lasciarti un segno.