Bentornati a Silent Hill

Silenti Hill 2 è sicuramente un grande horror psicologico, in cui ogni elemento e ogni dettaglio contribuiscono a creare una storia complessa, ricca di simbologia e significati che vanno ben oltre l’aspetto videoludico.
Per questo, quando ho saputo dell’uscita del remake, non ho potuto che esultare, sperando ovviamente in un buon lavoro da parte del Bloober Team, ma preparandomi comunque al peggio.

Che dire, il gioco è andato ben oltre le mie più rosee aspettative. Silent Hill 2 remake, infatti, mantiene le atmosfere cupe e angoscianti, dell’originale, grazie anche alle splendide musiche di Akira Yamaoka che catturano il giocatore, trascinandolo sempre più a fondo nell’incubo personale di James Sunderland.

Le ambientazioni, poi, sono maggiormente sviluppate e ricche di dettagli inseriti con cura e attenzione, così come i personaggi, alcuni dei quali perfino migliorati rispetto alla versione originale.
Un consiglio per chi si avventura in questo gioco, è infatti quello di non avere fretta, ma di fermarsi a osservare ogni ambiente, cogliendone ogni elemento ed esplorando ogni stanza. Alla fine, una volta capito il senso della storia, ogni dettaglio finirà con l’ assumere un significato preciso e, scommetto, vi verrà voglia di ricominciare il gioco per analizzare il tutto con più chiarezza.

Un remake quindi, che riesce non solo a rendere onore all’oroginale, ma a dargli nuova forza, ampliandolo dal punto di vista della narrazione e migliorandolo da quello del game play (basta solo vedere gli scontri con i mostri, sicuramente più dinamici).
Il tutto con una grafica mozzafiato che sa di nostalgico, ma che lascia comunque senza fiato. Sicuramente ricomincerò a giocarlo a bere, ma intanto lo consiglio vivamente.

Star Wars: Jedi Fallen Order

Devo dire che è da un po’ che non scrivo di videogiochi, un po’ perché ho avuto molto poco tempo per giocare ( e magari quel poco disponibile lo passavo giocando a Rocket League con mio marito), un po’ perchè ultimamente ho faticato a trovare dei giochi che mi prendessero davvero tanto. Ho deciso però di parlare comunque dell’ultimo gioco che ho avuto modo di finire circa un mesetto fa: Star Wars – Jedi Fallen Order

Di che stiamo parlando: Un’avventura su scala galattica vi attende in Star Wars Jedi: Fallen Order, un nuovo titolo d’azione e avventura in terza persona di Respawn Entertainment. Questo gioco per giocatore singolo guidato dalla narrazione ti mette nei panni di un padawan Jedi che è sfuggito per un pelo all’epurazione dell’Ordine 66 dopo gli eventi dell’Episodio 3: La vendetta dei Sith. In una ricerca per ricostruire l’Ordine Jedi, devi raccogliere i pezzi del tuo passato distrutto per completare il tuo addestramento, sviluppare nuove potenti abilità della Forza e padroneggiare l’arte dell’iconica spada laser, il tutto rimanendo un passo avanti all’Impero e ai suoi letali Inquisitori.

Da appassionata dell’universo di Star Wars, devo dire che ho iniziato questo gioco con un certo entusiasmo in parte ripagato da una grafica davvero spettacolare e da una storia che è riuscita a prendermi e ad appassionarmi nonostante i numerosi limiti del gameplay. Il gioco, infatti, mi è sembrato in generale piuttosto ripetitivo e a tratti snervante. Quello che ho trovato più fastidioso sono i punti di salvataggio, nei quali è possibile anche ricaricare la salute… facendo però ricomparire tutti i nemici eliminati prima di quel momento (cosa che ti riporta in pratica da punto a capo) e la mappa decisamente molto, molto poco comprensibile ( forse era un limite mio, ma mi sono ritrovata spesso a dire “vabbè, vado alla cieca”). Questo unito a una certa ripetitività sia nelle missioni che nelle ambientazioni, mi hanno fatto arrivare alle battute finali con una certa amarezza. Poi vabbè, è arrivato LUI e devo confessare che l’amarezza è un po’ svanita (ma non faccio spoiler anche se, visto che si tratta Star Wars, potrete intuire facilmente di chi sto parlando). Mi sento di consigliarlo? Mah, diciamo che vi consiglierei di investire su altro e questo magari lasciarlo in coda alla lista.

Questa ovviamente è solo la mia opinione. Voi siete sempre liberi di non prendermi troppo sul serio. 😉

Detroit Become Human ovvero la scelta di essere umani.

In mega ritardo come mio solito a causa di giorni piuttosto turbolenti, oggi ho voglia di parlarvi dell’ultimo gioco che ho finito ovvero “Detroit Become Human” (per chi se lo stesse chiedendo, ma anche se non ve ne frega giustamente niente, vi dico subito che sono del team Play Station).

Si tratta di un videogioco d’avventura che segue tre diversi filoni narratavi (dei quali la storia dell’androide Markus è in assoluto la mia preferita) nei quali il giocatore attraverso delle scelte, fa avanzare la storia che può cambiare a seconda delle decisione prese.

Con una grafica meravigliosa, nonostante non sia un gioco puramente d’azione, “Detroit” è riuscito a coinvolgermi tanto che mi è capitato spesso di trovarmi in difficoltà sulle decisioni da prendere per andare avanti sia dal punto di vista morale che emotivo. Bellissimo se amate i videogiochi con delle trame coinvolgenti, forse un po’ meno se amate i giochi con più azione o gli sparatutto. Non mi ha per niente delusa.