Barbara Bolzan e la sua Età più Bella.

Ho già avuto modo di leggere e apprezzare la scrittura di Barbara Bolzan, per questo sono stata più che felice di leggere “l’Età più Bella”edito da Delrai Edizioni e devo dire che la Bolzan non mi ha deluso nemmeno stavolta.

Trama: Caterina è una ragazza come tante: scuola, amici, un fidanzato geloso e mille domande che si affacciano all’orizzonte. Un giorno, però, il suo corpo decide di non rispondere più. Un collasso improvviso, il buio, poi un ospedale dove ogni porta si apre su nuove domande, dove ogni silenzio pesa più di una diagnosi. Inizia così un viaggio inaspettato – e durissimo – dentro se stessa, in una realtà che nessuno l’ha mai preparata ad affrontare. Tra medici scettici, genitori disorientati, compagni impreparati e la ricerca disperata della verità, Caterina si trova costretta a riscrivere le regole della propria vita. Perché l’età più bella, a volte, è anche quella che fa più male. Eppure, dal dolore può nascere la forza di guardare il mondo con occhi nuovi. 

Ambientato negli anni 90, “l’età più bella” è un romanzo intenso, che mostra e trasmette la paura di chi soffre senza sapere, di chi vive nell’incertezza di una malattia devastante senza conoscerne la natura, il tutto in un’età delicata e fragile come l’adolescenza.
Caterina, la protagonista, vede la sua vita stravolta da sintomi che nessuno sembra saper spiegare se non come “di natura mentale” , in un periodo in cui le malattie mentali sono una sorta di spauracchio. All’improvviso, si ritrova in balia di medici freddi e saccenti che vedono in lei solo una ragazza dalla mente fragile e ansiosa e ad affrontare un mondo che la respinge, guardandola con diffidenza e trascinandola lentamente in un baratro senza fondo.
Barbara Bolzan introduce con estrema delicatezza, ma anche con forza, al tema dell’epilessia e mostra una storia fatta di paura e dolore, ma anche di speranza. Nel momento in cui Caterina riceve una diagnosi definitiva, infatti, la consapevolezza le aprirà le porte di un futuro al quale non osava più sperare. Perché spesso, non è la malattia in sé a distruggere, ma l’incertezza e la paura generate dal non sapere cosa ci si trova ad affrontare. Consigliato davvero con il cuore perché vero come pochi altri romanzi letti.

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