Ipazia e la difesa del libero pensiero.

Circa un paio di settimane fa, ho finito di leggere il romanzo “Ipazia – vita e sogni di una scienziata del IV secolo” scritto da Adriano Petta e Antonio Colavito.

Ho scritto “romanzo” perché non si tratta solo di una biografia, ma della storia appunto romanzata della vita di Ipazia di Alessandria, scienziata del IV secolo dopo Cristo, uccisa da alcuni fanatici Cristiani per tre motivi: era una scienziata, era pagana ed era una donna.

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Trama:

Si racconta la storia di Ipazia – astronoma, matematica e filosofa, erede della scuola alessandrina (370-415 d.C.) – fatta massacrare dal vescovo Cirillo per mettere a tacere la sete di sapere e la libertà di pensiero che la animavano. Antesignana della scienza sperimentale, studiò e realizzò l’astrolabio, l’idroscopio e l’aerometro. Nell’anno dedicato all’astronomia è legittimo chiedersi come potrebbe essere il mondo oggi e con quanti secoli di anticipo avremmo conseguito le conquiste moderne, se persone come Ipazia fossero state lasciate libere di esprimersi e di agire. La prima parte del romanzo, avvalendosi di un’accurata ricostruzione del contesto storico e culturale, narra l’avventura di Ipazia negli aspetti pratici, quotidiani, scientifici e politici: una vita che assume connotati sempre più drammatici, fino al tremendo e atroce epilogo. Nella seconda parte la voce narrante è quella della stessa Ipazia che ci parla dei suoi sogni, delle sue ricerche e della sapienza di cui era depositaria. Un sapere millenario che, dopo il crollo del mondo ellenistico e il trionfo del cristianesimo, è rimasto sepolto per secoli, fino al nascere della scienza moderna.

«Questa storia romanzata ma vera di Ipazia ci insegna ancora oggi quale e quanto pervicace possa essere l’odio per la ragione, il disprezzo per la scienza. È una lezione da non dimenticare, è un libro che tutti dovrebbero leggere». Margherita Hack

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Credo che in molti dovrebbero conoscere la storia di Ipazia, riprova di come spesso la storia tenda a ripetersi. Essa dimostra come il fanatismo sia stato sempre presente nella storia e in qualsiasi religione (Cristiana, Musulmana, Pagana o Ebraica che sia…), ma che non é la religione in sé a generare gli estremisti bensì le persone, persone che spesso nascondono dietro gli intenti religiosi una spasmodica ricerca di controllo e potere.

Fortunatamente però, così come come gli estremisti, sono sempre esistite anche persone che hanno difeso il libero pensiero. Ipazia era una di quelle.

Il romanzo di Petta e Colavito racconta in maniera vivida e intensa la storia di questa donna della quale sono rimaste solo testimonianze tramite terzi, ne raccontano la vita, il pensiero e mostrandoci stralci della vita del tempo e ci aiutano a entrare in ematia con lei, ma soprattutto ci invitano alla meditazione e al dubbio, a porci davvero delle domande su quanto siamo davvero padroni del nostro pensiero-

Quanto siamo effettivamente liberi di credere in ciò che vogliamo? Quanto, anche nelle realtà più piccole, lo siamo di dire “io non credo in ciò che credi tu?” o “io la penso diversamente da te?” Quanto invece sono io a imporre le mie idee e la mia fede agli altri?

Domande che il libro porta inevitabilmente a porsi e proprio per le quali penso valga davvero la pena leggere questo libro.

Ma voi ovviamente, siete sempre liberi di non prendermi troppo sul serio ;P

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