Ricorda per sempre il 5 novembre, il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento. Non vedo perché di questo complotto, nel tempo il ricordo andrebbe interrotto
Cinque Novembre. Per molti é una data come tante, per altri é il giorno di V, il giorno della sua rivoluzione e quale giorno migliore per parlare di V for Vendetta se non oggi?
Premetto che non sarà una vera e propria recensione, ma più che altro una riflessione personale sui temi trattati tanto nel film quanto nella Graphic Novel (che ho preso di recente nella “Warrior Edition” della quale ho postato la copertina). La versione cinematografica é molto diversa dall’originale cartacea é vero, ma quello che li accomuna é proprio l’essenza, la forza di un personaggio potente e incisivo come V e soprattutto quella delle sue idee.
Ho sempre trovato V un personaggio davvero straordinario, affascinante proprio perché non è un uomo con un volto e un’identità, ma una maschera che potrebbe essere nessuno così come tutti quelli che condividono i suoi ideali. Egli non è fatto di espressioni, ma di azioni e parole animate da un’idea di vendetta che sfocia in una giustizia in parte malsana, ma che si purifica grazie a Evey. Sarà lei infatti, sia nel film che nella Graphic Novel, a raccogliere l’eredità di V e a compiere l’ultimo atto della sua vendetta. Lei diventa il ponte di collegamento tra il passato del quale V é il frutto e il futuro del quale lui non potrà mai far parte.
La forza delle idee e il desiderio di vivere e morire per esse é quello che arriva a toccare maggiormente il lettore/spettatore tanto da aver ispirato non solo diversi musicisti, ma anche gruppi ideologici che hanno fatto propri la filosofia dell’opera di Moore e la maschera di Guy Fawkes che indossa V.
Personalmente però non é tanto l’aspetto “politico” che mi ha colpito maggiormente. Certo è quello più in evidenza della storia, ma V for Vendetta mi ha fatto riflettere su come spesso, per paura, arriviamo a rinunciare alle nostre idee e ai nostri desideri in ogni aspetto della nostra vita. Quante volte evitiamo di dire la nostra per paura di ferire qualcuno? Quanto reprimiamo noi stessi e i nostri principi solo perché cerchiamo l’approvazione di una persona a noi cara?
I nostri genitori, un insegnante che rispettiamo molto, un amico che ammiriamo e rispettiamo più di altri… Siamo così condizionati dall’opinione di chi ci sta vicino da arrivare a reprimere la parte più importante di noi stessi anche in maniera inconscia.
Per questo sento il bisogno di ricordare il 5 Novembre: per non dimenticare che le nostre idee, i nostri principi e i nostri desideri sono il motore che anima la nostra vita e che la rende degna di essere vissuta a prescindere dalle opinioni e dall’approvazione degli altri. Per non dimenticare che vale la pena lottare per essi perché sono la parte di noi che non morirà mai.